Vai al contenuto

Diario

Ho dovuto aspettare questo momento per 44 anni. Eugenia Natoli.

 

Intervista con Eugenia Natoli, 30/05/2023

Ciao Eugenia, come è nata la tua passione per il pattinaggio e come è cominciato il tuo percorso agonistico?

A cinque anni (capodanno 1962-1963) i miei genitori mi portarono a sciare a Cortina D’Ampezzo. Vivevamo a Catania. Io piangevo per il freddo e non mi andava molto di mettere gli sci. Ma quando mi portarono alla pista di pattinaggio e mi fecero mettere i pattini, non ho pianto per niente. Mi è piaciuto moltissimo e ho chiesto di portarmi a pattinare il più spesso possibile. Ma poi le vacanze di Natale-capodanno sono finite e io sono tornata a Catania. Negli anni successivi ho pattinato solo durante le vacanze di Natale e mi struggevo dal dispiacere che non potesse essere il mio sport d’elezione. Avevo una zia a Milano e la mamma ogni tanto mi portava lì a pattinare nel famoso stadio Piranesi. Pattinavo circa 20 giorni l’anno. A Catania la mamma contattò il direttore del “Circo sul ghiaccio” e ottenne il permesso di farmi pattinare un’oretta dopo la scuola. Ma il circo si fermava a Catania per una quindicina di giorni. A 12 anni feci l’esame per entrare nel club “Artistico milanese” (non sono sicura che si chiamasse proprio così). Esame difficile con inclusa una prova con esercizi obbligatori. Lo superai senza problemi. A 13 anni preparai una gara che non ho mai fatto (come si poteva pattinando 20 giorni l’anno?). Ricordo ancora la musica: si chiamava Oklahoma, era un 45 giri!
E dopo ho smesso. Era il 1970. Gli impegni scolastici e di altri sport praticati a livello agonistico (sci alpinismo e atletica leggera) erano ormai importanti, non più compatibili con uno sport che potevo fare a non meno di 800 km di distanza (Roma). Anche lo sci alpino si può pensare che fosse lontano, ma noi ci allenavamo sull’Etna.
Non ho più pattinato fino al 2006. Anzi, non volevo proprio sentire parlare di piste di ghiaccio e tantomeno vederle.
Ma nel 2006 mia figlia Eleonora, 10 anni, mi chiese di fare pattinaggio sul ghiaccio. E io scoprii che esistevano dei corsi per adulti. Lei cominciò, io ricominciai. Nel frattempo si muoveva qualcosa nella FISG, che cominciava a rendere accessibili le gare agli adulti. La mia prima gara la feci nel 2014, a 57 anni. Mentre aspettavo che partisse la musica non ero emozionata, ero felice! Pensavo: ho dovuto aspettare questo momento per 44 anni!

Anche tua figlia ha pattinato a livello agonistico e spesso vi siete trovate ad allenarvi assieme. Com’è? Ci sono delle differenze su come vivete il pattinaggio?

Meraviglioso!!
Se ci sono delle differenze su come viviamo il pattinaggio?
No! Passione pura, paura di non riuscire a fare degli elementi, frustrazione negli insuccessi e felicità per i successi. Nessuna competizione, lei è molto più brava di me (e ci mancherebbe pure) ed è un orgoglio vederla pattinare. Nel 2006 lei mi diceva: <<Mamma, ma come è possibile che abbiamo cominciato insieme e tu sei tanto più brava di me?>> E io le rispondevo: <<Tranquilla, vedrai come imparerai velocemente>>. E infatti lei ha imparato a fare i salti doppi dopo un paio d’anni che aveva cominciato, io no!!!! Quando andiamo alle gare tremiamo l’una per l’altra.

È arrivato il momento di dirci quanti anni hai e quali risultati hai ottenuto nel pattinaggio, ma soprattutto quali sono i tuoi obiettivi per il futuro! 

Ho 65 anni. Risultati nel pattinaggio? Il mio obiettivo principale è sempre stato migliorare la pattinata più che fare il famigerato (per noi adulti) Axel o i vari salti doppi. Non credo che li farò mai perché l’organismo alla mia età, in maniera inconscia, si risparmia e io “rischio poco”. Cado poco perché rischio poco, pur non avendo paura a livello razionale. La pattinata l’ho migliorata molto, a giudicare dagli ultimi risultati ottenuti in gara. Un altro obiettivo raggiunto è sicuramente il fatto che, come dice sempre la mia insegnante Carlotta, chi mi guarda deve fermarsi a guardarmi per qualche motivo. Non mi guardano certo per i salti o per le trottole, ma perché ho raggiunto una certa continuità ed eleganza nel muovermi sulla musica e unire i miei semplici salti e le mie semplici trottole con dei movimenti eleganti. Oddio, detta così sembra pure presunzione!!
Gli obiettivi per il futuro sono principalmente quattro. Schematizzando: 1. rendere più profondi i fili (che a volte sono troppo dritti!!! 😬); finire i movimenti fino in fondo (mai abbastanza completi); migliorare l’espressività del viso (aiuto, ho spesso lo sguardo “vuoto”); migliorare due salti: avere un Flip più sicuro e acquisire il Lutz! Ah, dimenticavo: divertirmi!!!

Eugenia skating in costume western

 

Se vuoi condividere il tuo pensiero su questo articolo o semplicemente parlare di pattinaggio, il nostro gruppo Telegram è il posto giusto per farlo: pubblichiamo anche tutti gli aggiornamenti per i prossimi camp! Puoi trovare le foto più belle delle nostre attività e i più recenti aggiornamenti sul profilo Instagram.

Lo sapevi che anche tu puoi scrivere sulle pagine del nostro Diario? Mandaci una mail a pietrofaleschini@skatingdiaries.it !