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Musica da pattinaggio: come scegliere quella giusta

pattinatori durante una magistrale interpretazione

Il pattinaggio artistico è ballare, anche se in un modo un po’diverso. La musica scorre, e chi pattina scorre con lei, esprimendo quello che sente e quello che sa fare sulla liscia superficie del ghiaccio. Il pattinaggio artistico è uno sport, certo, perciò ha tecniche e regolamenti codificati, ma lascia spazio all’espressione artistica della musica. C’è ampio margine per essere creativi, sia nella scelta dei movimenti che nella scelta dei brani. Nonostante i regolamenti impongano alcuni limiti, spesso ci si trova smarriti e non si sa bene quale musica scegliere per il proprio programma. Altre volte, invece, ci si scontra con l’incapacità di interpretare la propria musica del cuore, oppure capiamo che risulta proprio inadatta al pattinaggio! Per ovviare a questi ostacoli si può ricorrere ad alcuni concetti che ci possono aiutare.

1. A che punto siamo?
Non è possibile esprimersi se non abbiamo i mezzi per farlo. Un pittore potrà dipingere il soggetto che si figura nella sua mente solo quando avrà imparato ad utilizzare il pennello e a mescolare i colori. Allo stesso modo, un pattinatore può mettere in pista solo le tecniche che possiede (non quelle che dovrà ancora imparare) per interpretare il brano scelto. Un livello base (primi salti e trottole, pochi anni di esperienza) può pattinare con successo su musiche non troppo articolate, non molto veloci, e interpretando personaggi e concetti semplici. Un livello avanzato (elementi avanzati, molti anni di gare alle spalle) può permettersi di osare con musiche più complesse, ed esprimendo spettri emotivi più ampi o personaggi più sfaccettati. Esempio: la “Pantera rosa” è più semplice mentre “La Carmen” di Bizet più avanzata.

2. Il tipo di programma.
Non sempre le differenze tra i programmi sono nette, però esistono tre principali filoni su cui costruire una coreografia: il programma interpretativo, quello tematico e quello astratto. In un programma interpretativo si interpreta un particolare personaggio nel suo contesto e nella sua musica ( es. Jack Sparrow sulla colonna sonora di Pirati dei Caraibi, ma anche il cigno Odette ne Il Lago dei Cigni). Il programma tematico riguarda un tema/contesto ben chiaro, anche se non c’è un vero e proprio personaggio definito (Il Brasile sulle note di una Samba, oppure Woodstock su un medley di Jimi Hendrix e altri). Il programma astratto, invece, non ha una componente imitativa o rappresentativa, ma si basa sullo scegliere i movimenti che si adattano all’atmosfera musicale (ad esempio esprimere romanticismo e passione su una canzone d’amore, oppure energia su un movimentato brano pop). Se non si sa bene cosa fare, solitamente i programmi interpretativi, ma anche i tematici aiutano ad indirizzarsi sulla scelta della musica, rendendo più semplice il processo di interpretazione. Se, invece si vuole esprimere un certo stato d’animo (magari è un periodo di riscatto, di tristezza, di gioia particolare nella propria vita) e lo si vuole esprimere sul ghiaccio, molto probabilmente si sarà portati ad ascoltare e cercare musica che ben si sposa con ciò che si sente, perciò non sarà difficile trovare il brano giusto.

3. Musica piena e musica vuota.
Il carattere della musica deve essere bilanciato con quello del programma. Una musica ricca di strumenti, variazioni e magari veloce ( Thriller di Michael jackson per esempio), va “riempita” di movimenti, cambi di ritmo e direzione, passi e aggiunte coreografiche, solo per stare al passo con la struttura musicale. Una musica più “vuota”, dove è presente una sola e chiara linea melodica, con pochi altri strumenti (ad esempio la colonna sonora del Titanic), consente di tenere il programma più scarno, pur rimanendo coerenti col carattere musicale. In sostanza bisogna cercare sempre di “riempire” la propria musica. Se ascoltando un brano ci rendiamo conto che non siamo in grado di “riempirlo”, allora è meglio sceglierne uno più semplice. Il punto ottimale si ha quando siamo in grado di arricchire un brano, cioè esservi coerenti, e magari aggiungerci quel tocco in più di interesse con il nostro pattinaggio.

4. Musica da pattinaggio e musica no.
Il pattino da artistico è un mezzo che ben si adatta a percorrere fili mediamente lunghi, ma anche a giocare con punta e coda. Non è reattivo e sfuggente come un pattino da hokey o freestyle, e neanche scorrevole e lungo come un pattino da velocità. Si può dire che il pattino da artistico di base agevola movimenti sinuosi, ma concede anche movimenti di stop abbastanza rapidi. Le musiche che rispecchiano le caratteristiche del pattino sono, in linea di massima, più adatte al pattinaggio rispetto ad altre. Le melodie continue di archi, tastiere, voce o flauti si sposano benissimo con il pattinaggio, mentre il picchiettare di alcuni brani di pianoforte è più adatto al movimento sulle punte del balletto classico. I brani metal, progressive, dance o tekno hanno strutture tendenzialmente troppo marcate per sposarsi con lo scivolare sul ghiaccio. Un pattinatore con fili molto puliti e lunghi si troverà a suo agio su musiche lente e dalle frasi lunghe, mentre un pattinatore meno preciso ma più reattivo potrà rendere molto interessanti dei brani rock o pop.

La cosa davvero bella del pattinaggio però, è la possibilità di sperimentare e, alle volte, creare contrasti voluti e non convenzionali. Certo, quando si è alle prime armi è meglio orientarsi prendendo spunto da queste semplici linee guida, ma la storia del pattinaggio ci delizia spesso con grandi colpi di scena e scelte musicali inaspettate. La più bella esperienza, a prescindere dal livello, si ha quando tecnica e musica vanno assieme e creano un programma che emoziona chi lo fa e chi lo vede.

Buon ascolto e buon allenamento!

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